Maurizio PagnottelliCasella di testo: Photography
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Dicono di me

 

di Roberto Zuccalà

(Presidente C.F. L'Immagine)

 

Ho una profonda ammirazione per Maurizio Pagnottelli; come fotografo sì,  ma anche come persona. Il suo temperamento calmo, misurato, riflessivo, generoso, mette sempre tutti a proprio agio. Il suo carattere, si rivela con estrema facilità nelle sue stesse fotografie, anzi è già palese nelle fasi che precedono lo scatto. Non ama scattare d'impulso, si perde in calcoli o in considerazioni d'estetica. Lui sa che in ogni luogo al mondo ci sono tante “variabili” da combinare: gente, luci, colori, condizioni di tempo, situazioni emotive, tradizioni secolari da considerare, e così via… In queste situazioni, cerca di percepire il soggetto secondo la sua visione personale, concentrandosi - anima e corpo - su di esso. Così, si guarda attorno e stima l'ambiente, le luci, le ombre, la gente, il movimento , i colori……e poi riordina il tutto mentalmente . La foto che scatterà è una “sintesi” di questo processo…

 

Anche se il gusto del viaggio o l’amore per la montagna, sono ancora fortemente ambiti nei suoi progetti fotografici, da tempo ormai  il suo interesse si è allargato anche ad altri temi: architetture, nature morte,  ritratti, ricerca nel colore, il concettuale….e man mano che è andato avanti in queste direzioni ha trovato sempre un legame, un unità di fondo, una sua personalità,  nei vari temi affrontati…. per questo è sempre recettivo, pronto, stimolato verso nuovi progetti.

 

Pur prediligendo la camera oscura e la fotografia analogica, Maurizio sa che è indispensabile lo spazio per la creatività e all’interpretazione personale. Oggi poi, sostiene, che il gusto del pubblico si è evoluto, è necessario, anzi indispensabile,  proporre foto dal taglio e dai contenuti nuovi; allora con coraggio, apre le porte alle nuove esperienze per l’utilizzo dei vari programmi di elaborazione delle immagini.

 

Insomma Maurizio è un legame ferreo con il mondo “bello” che ha fatto la fotografia, ma la sua lucidità ci garantisce del fatto che il bravo autore romano ci sarà sempre anche per le nuove generazioni di foto che, con occhi nuovi, vogliono proporre luoghi, situazioni, paesaggi o architetture già note.

 

 


 

Pensieri qua e là

Quelle di seguito sono frasi raccolte qua e là leggendo vari libri di fotografia e non, quelle che mi hanno fatto riflettere sul significato di fare fotografia, e che credo esprimano, meglio di quanto potrei fare io, il mio modo di intendere la fotografia e di rapportarmi con il mondo.

 

 

Il mondo è così complicato,aggrovigliato e sovraccarico che per vederci un po’ chiaro è necessario sfoltire, sfoltire.

 

Italo Calvino, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (1979)


 

La fotografia è per me un mestiere, una maniera di vivere, il filtro attraverso il quale entro in relazione con il mondo e il mondo con me. La ricerca, forse assurda, di istanti di senso, di forma, nel caos della vita. Tentativo di comprendere, di comprendersi.

 

Ferdinando Scianna (n.d.)


 

La missione della fotografia è quella di spiegare l'uomo all'uomo e ogni uomo a se stesso.

 

Edward Steichen (1969)


 

Borges racconta di un pittore che volendo dipingere il mondo comincia a fare quadri con laghi, monti, barche, animali, volti, oggetti. Alla fine mettendo insieme tutti questi quadri e disegni si accorge che questo immenso mosaico costituiva il suo volto.

L’idea di partenza del mio progetto-opera fotografica può paragonarsi a questo racconto. L’intenzione cioè di trovare una cifra, una struttura per ogni singola immagine, ma che nell’insieme ne determini un’altra. Un sottile filo che leghi autobiografia ed esterno.

 

Luigi Ghirri (1984)


 

Rivalutare ciò che è piccolo, impercettibile, che appartiene alla sfera soggettiva […] Guardare ciò che non pretende lo sguardo, non vive per attirare gli occhi, ma tutto quanto, mite e silenzioso, accompagna passi e gesti quotidiani. Ricominciare da ciò che pensiamo di vedere ogni giorno, ma che non guardiamo più. 

 

Anna D’Elia, “Fotografia come terapia” (1999)


 

Una grande fotografia è una manifestazione completa di ciò che uno sente riguardo a ciò che si sta fotografando, nel senso più profondo, ed è perciò una manifestazione veritiera di quello che uno pensa della vita nella sua totalità 

 

Ansel Adams, "American Annual of Photography" (1944)


 

Chi vuole esprimere se stesso fotograficamente, deve capire, almeno fino a un certo livello, il suo rapporto con la vita

 

Henry Cartier Bresson, "Minicam Photography" (1946)


 

Se l’individuo che osserva si rende conto che, per quanto lo riguarda, ciò che vede in una fotografia corrisponde a qualcosa dentro di lui – cioè la fotografia rispecchia qualcosa esistente in lui – allora la sua esperienza ha in sé un qualche grado di “Equivalenza”. […] la parola “Equivalenza” ha attinenza con quello che succede nella mente dell’osservatore quando guarda una fotografia che susciti in lui uno speciale senso di armonia con qualcosa di suo.

 

Minor White, "PSA Journal "(1963)


 

Il foto-giornalista non può avere che un approccio personale ed è impossibile per lui essere completamente obiettivo. Onesto si, obiettivo no.

 

W. Eugene Smith, "Photo Notes" (1948)